Sembra proprio che la comodità del nostro soggiorno sia diventata il rifugio prediletto dopo una giornata di lavoro, ma cosa significa questa nuova tendenza per noi e la nostra salute? Scopriamolo!
È innegabile che il nostro stile di vita sia cambiato, sempre più gente preferisce il calore della propria casa al trambusto esterno. Un interessante studio, realizzato dal sociologo Patrick Sharkey dell’Università di Princeton, ci porta ad esplorare come e perché il nostro tempo libero si sta concentrando tra le quattro mura domestiche, e soprattutto, quali possono essere i riflessi su salute e socialità.
Capire il trasferimento della nostra vita dentro casa
La situazione che abbiamo vissuto con la pandemia ha spinto molti di noi a ridisegnare le proprie giornate attorno al “nido” familiare. Ma pare che questa tendenza non sia stata solo una risposta all’emergenza sanitaria; infatti, dal 2003 al 2019 il tempo speso in casa è salito di mezz’ora giornaliera e nel 2020 ha addirittura fatto un balzo di due ore in più rispetto ai dati di diciassette anni prima.
A quanto pare, questa svolta va attribuita all’innovazione tecnologica. Grazie alla crescita del lavoro da remoto e all’accesso a servizi online per fare acquisti o socializzare, molti hanno scoperto la convenienza di non uscire. Tuttavia, questo porta con sé questioni importanti legate alla nostra salute fisica e mentale.
Gli effetti sulla salute e l’interazione sociale
Rimane da capire se stare più a casa faccia più bene o male. Certamente, può migliorare i rapporti familiari e diminuire lo stress dei pendolarismi, ma ci sono conseguenze come un possibile aumento dell’isolamento sociale e della sedentarietà. Per esempio, le ricerche suggeriscono che il tempo passato in solitudine domestica riduce le occasioni di scambio con gli amici, toccando direttamente il nostro bisogno di socializzazione.
Comunque non è tutto nero, si possono coltivare contatti sociali anche da casa, organizzando, ad esempio, videochiamate o appuntamenti virtuali con le persone a noi care.
Consigli per restare connessi pur stando a casa
Per evitare che la vita domestica porti alla solitudine, è vitale fare dei piccoli passi per tenere vive le relazioni. Può bastare una lista di contatti da raggiungere o destinarsi dei momenti per chiamate e videochiamate.
Un’altra mossa può essere quella di variare le proprie interazioni includendo anche colleghi o semplici conoscenze. Non sottovalutare l’impatto di un messaggino ad un amico o una chiacchierata con il proprio barista, possono sembrare gesti piccoli ma sono preziosi per la nostra connessione sociale e il benessere personale.
In definitiva, sebbene il nostro rifugio domestico sia diventato centrale nelle nostre vite, non si deve dimenticare l’importanza di mantenere legami sociali profondi e uno stile di vita attivo. Essere consapevoli di questi mutamenti e mettere in atto piccoli accorgimenti contro l’isolamento può solamente giocare a favore della nostra salute e felicità.
“Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”, scriveva John Donne, e mai come oggi queste parole risuonano di profonda verità. L’avanzare della tecnologia e le circostanze globali hanno trasformato le nostre case in bastioni dell’esistenza quotidiana, ma a quale prezzo? Il nuovo studio del sociologo di Princeton, Patrick Sharkey, solleva interrogativi fondamentali sulla crescente tendenza a vivere la maggior parte della nostra vita tra quattro mura.
Se da un lato il lavoro da casa e l’internet hanno reso la nostra esistenza più comoda, dall’altro ci hanno allontanato dagli indispensabili “terzi spazi”, luoghi di incontro e socializzazione che fungono da collante per la nostra società. La diminuzione del tempo trascorso in compagnia di amici e l’aumento del tempo passato con la famiglia o da soli potrebbero sembrare vantaggi, ma nascondono il rischio di un’epidemia di solitudine e isolamento, come sottolineato dal Surgeon General degli Stati Uniti.
Nonostante ciò, il cambiamento offre anche opportunità di riscoprire e rafforzare i legami familiari e di trovare nuove modalità di connessione. La sfida sarà bilanciare la comodità della vita domestica con la necessità umana fondamentale di interazione sociale, ricordandoci che anche se le nostre case possono essere i nostri castelli, non dovrebbero mai diventare le nostre prigioni.
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