Un uomo è andato a correre nei boschi, ha perso l’orientamento ed è risultato disperso per 30 giorni. Oggi sta bene e può raccontare di quel mese trascorso nelle terre selvagge senza orientamento.
Robert Schock, un 39enne statunitense residente nella capitale Washington, ha vissuto la più classica delle esperienze traumatiche che cambiano la vita. L’uomo, a fine luglio, è uscito per una corsa nei boschi situati a poche decine di chilometri dal centro di Washington. Il 39enne aveva preventivato di trascorrere poche ore fuori casa, ma non ha fatto rientro prima di trenta giorni. Come fanno molti runner, Schock è uscito senza cellulare per la sua corsa mattutina, dato che prevedeva di tornare a casa nel giro di poche ore. Oltre al cellulare, chiaramente, non aveva portato con sé né cibo, né vestiti, né oggetti per trascorrere la notte.
In un’intervista riportata dal NYpost, l’uomo ha dichiarato: “È stata un’esperienza traumatica e sono invecchiato di diversi anni. Ne sento ancora gli effetti sul mio corpo. Spero di riprendermi del tutto”. La disavventura è iniziata il 31 luglio, quando aveva in mente di correre per 20 miglia (32 km) nel North Cascades National Park dello stato di D.C.. Dettaglio fondamentale: Schock ha portato con sé il suo cane, Freddy. “Non sono un amante dei sentieri. Sono un corridore con una grande resistenza. Non sono il tipo che esce zaino in spalla e pianifica giornate intere fuori casa, non so pescare. Amo correre, ma non amo perdere tempo: voglio completare l’obiettivo in fretta e tornare a casa. Quel giorno ero senza maglietta, avevo addosso un paio di pantaloncini. Con me c’era il cane e l’unico oggetto che avevo nello zainetto era la sua ciotola”.
Va a correre nei boschi, perde l’orientamento e rimane disperso per 30 giorni
Due gravi incendi che nel 2021 e nel 2022 hanno colpito il sentiero “Copper Ridge” lo avevano modificato. Il 39enne aveva usato una mappa non aggiornata. “Il percorso non c’era più. Sono una persona curiosa, quindi ho proseguito fidandomi del mio orientamento, ma non c’erano cartelli o indicazioni”. Scelta sbagliata: “Ho capito presto che non stavo andando nella direzione giusta – prosegue – e ho iniziato a sentire fame. Ho mangiato funghi, il sapore non era malvagio. Poi ho mangiato anche frutti di bosco ma il sapore era orribile“. Con il passare dei giorni, il 39enne ha iniziato a perdere le speranze, ma nessuno è passato di lì per aiutarlo.
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Al trentesimo giorno, l’uomo si era quasi lasciato andare. “Ero sulla riva del fiume Chilliwack. Soffrivo di grave dissenteria e ho pensato che stessi per cedere completamente. Ho urlato per l’ultima volta aiuto, con le ultime energie ed è successa una cosa incredibile: qualcuno, per la prima volta, mi ha sentito”. Per sua fortuna, alcuni membri della Pacific Northwest Trail Association passavano di lì per effettuare dei lavori di messa in sicurezza del sentiero e lo hanno soccorso. Il 39enne ha trascorso un mese in ospedale per riprendersi da quei trenta giorni traumatici. “Non so dire quanto io sia grato alle persone che mi hanno salvato. Potevano essere davvero le ultime ore della mia vita, stavo malissimo e non avrei resistito ancora a lungo”. Il suo cane lo ha abbandonato per qualche ora ed ha fatto rientro a casa già nei primi di agosto, venendo soccorso da alcune persone che passavano di lì e hanno capito che il suo padrone non era rintracciabile.